Le colline dei terrazzamenti del fiume Taro offrono interessanti spunti botanici. La fioritura più appariscente, che si nota anche da lontano, è sicuramente
quella dei tulipani rossi. Ma, come raccontavo nella prima parte di questo report, basta voltare l'occhio e cambiare prato che appare un'altra bella fioritura: quella dei tulipani gialli
(Tulipa sylvestris). Ecco una delle stranezze di questa collina: sembra che i tulipani non abbiano voluto mischiarsi e presentano lo spettacolo della loro fioritura
quasi contemporaneamente ma su due palcoscenici distinti, primedonne che non rinunciano al ruolo di protagoniste. Sicuramente la ragione di questa
separazione sta in altri fattori, non secondario quello degli interventi colturali umani, ma mi piace pensare a questi fiori come ad attori
consapevoli del loro valore, tanto sfruttato poi dagli uomini per creare gli infiniti ibridi che troviamo in ogni giardino.
Il tulipano giallo, più piccolo, più diffuso, meno appariscente, ma non per questo meno interessante, lo si trova già lungo
la ripida strada che risale la collina per andare alla pieve di Talignano, chiamata appunto Strada della Ripa. Lo si incontra sulle scarpate, lungo
le siepi e costeggiando il sentiero percorso dai pellegrini romei che nel medioevo, provenienti da Parma e diretti a Roma, andavano verso Fornovo sulla via di Monte Bardone.
I boccioli del tulipano selvatico, leggermente venati di verde, quando sono chiusi si confondono a volte con le erbe alte. Nell'aprirsi i tepali
esterni si arricciano un pochino e ingentiliscono la forma di questo fiore.
Ma il meglio di sè questo tulipano lo dà quando apre la sua corolla al sole, quasi a diventare l'immagine rispecchiata dell'astro stesso. La
collina allora risplende di tanti piccoli soli dorati, che con il riverbero del loro giallo intenso mettono in crisi il fotografo intento a riprenderli in piena luce.
Nelle ore centrali della giornata la luce a perpendicolo, risultando radente su alcuni fiori appena sbocciati, aiutata da un po' di
sottoesposizione, riesce a mettere in risalto le nervature e le piccole ondulazioni dei sepali.
Un buon sistema per riprenderli è quello di sfruttare il controluce giocando con le ombre prodotte dai tepali ancora non del tutto dischiusi.
Altra stranezza, che non ho mai capito, è che questo tulipano, pur non essendo ormai facile da trovare in giro per le campagne,
è escluso dall'elenco delle specie protette a livello regionale, a differenza di quello rosso e del cugino stretto Tulipa australis,
un tempo considerato sua sottospecie, che abita in montagna e sui rilievi ofiolitici. Sicuramente è vittima di qualche equivoco, visto che una
flora prestigiosa, come quella del Pignatti, addirittura ne esclude la presenza in Emilia Romagna.
La piantina è alta circa una trentina di centimetri e dal bulbo spuntano di solito 2 o 3 foglie e un fiore che in boccio è ricurvo e si raddrizza solo in piena fioritura.
Naturalmente per ottenere le immagini più suggestive è meglio attendere le calde luci del tramonto, quando il sole si abbassa
fino a scomparire dietro le colline dall'altra parte della valle.
Le foto di questo servizio sono state scattate in tre diverse annate, annate in cui ho avuto la fortuna di rivivere l'emozione
di ritrovarmi in questo magnifico scenario naturale nel momento delle fioriture. Lo scorso anno passando sulla statale del fondovalle avevo
visto che alcuni campi erano stati arati e ho temuto il peggio. Per fortuna questi fiori non temono le arature, che, anzi, favoriscono la
dispersione dei bulbilli che si producono vicino alla pianta madre. Finchè gli agricoltori non useranno su queste aree erbicidi chimici
potremo assistere ad ogni primavera allo spettacolo della collina dei tulipani. Ma possiamo solo sperare perchè questa collina, che si trova a
poche centinaia di metri dai confini di due parchi regionali, a est quello dei Boschi di Carrega e a ovest quello del Taro, non mi risulta sia
soggetta a nessuna tutela.
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