Tutto comincia con una telefonata mattutina dell'amico Luigi Ghillani, appassionato di botanica che da tempo studia la flora del Parco Fluviale
del Taro e ha compilato la checklist floristica del Parco (potete trovarla
qui).
L'invito è per una passeggiata per verificare la presenza di una specie vegetale di interesse comunitario (Myricaria germanica), già
segnalata per altre zone del Parco, in un tratto del greto particolarmente ricco dal punto di vista floristico. E' una calda mattinata di metà
novembre, a cavallo proprio del periodo che la tradizione da noi segnala come l'estate di San Martino. I colori sono quelli caldi autunnali, in
particolare si fanno notare pioppi e aceri.
Ramo secondario del fiume Taro a Felegara
Pioppi in veste autunnale in una salda del fiume Taro
L'amico Luigi ingrana la quarta e io arranco col mio zaino, per l'occasione alleggerito di un paio di obiettivi, riuscendo a scattare
solo qualche scorcio. Ogni tanto noto alcuni fiori di cui chiedo l�identificazione che mi viene prontamente data dall'esperto. Ma non
c'è tempo per fotografare specie così comuni: l'obiettivo dell'escursione è un altro. Solo quando troviamo un profumatissimo
cespuglio di santoreggia (Satureja montana), specie anche questa interessante per la location, ci concediamo una pausa che subito impegno fotograficamente.
Infiorescenza di santoreggia.
Fiore di santoreggia.
La passeggiata prosegue nel greto tra sassi e cortine cespugliose con un buon ritmo, tanto che per evitare di sudare mi
tolgo la cuffia che metto sbadatamente in una tasca. Dopo un paio d'ore, sulla via del ritorno, incontriamo un "pellegrino" fotografo che sta
percorrendo un tratto della Via Francigena che qui costeggia il fiume. Seguiamo anche noi il sentiero scambiando quattro chiacchere, rinunciando
ormai alla ricerca della Myricaria germanica.
Sentiero segnalato come tratto della Via dei Pellegrini, detta anche Via Francigena.
Solo allora mi accorgo di aver perso la cuffia, probabilmente strappatami dalla tasca da qualche ramo spinoso di
rovo o rosa canina. E' troppo tardi per tentare un difficile ritrovamento, visto che per buona parte dell�escursione non abbiamo
seguito sentieri, ma questo mi ha offerto lo spunto per tornare in solitaria sul posto un paio di giorni dopo. Il viaggio alla ricerca della cuffia perduta� mi ha consentito di
ritrovare i fiori che non avevo avuto il tempo di fotografare in precedenza.
Cominciamo dalla Scabiosa triandra, una dipsacacea piuttosto comune nelle zone prative e ai bordi dei sentieri. Ha una fioritura
piuttosto tardiva e ne ho trovati diversi esemplari. Lo sfondo delle foglie ingiallite ben si abbina al colore del fiore. Trovo particolarmente bella la tonalità rosata
degli stami prima dell'apertura e graficamente interessanti i frutti.
Infiorescenza di Scabiosa triandra con solo il cerchio esterno di fiori sbocciati.
Scabiosa triandra ormai completamente fiorita.
Particolare del fiore di Scabiosa triandra con stami ancora chiusi.
Particolare del fiore di Scabiosa triandra con gli stami che si aprono mostrando i granuli di polline.
Frutto della Scabiosa triandra.
Nelle zone sassose del greto, ancora in piena fioritura, non passa inosservata una pianta di origini sudafricane che si è adattata ai
nostri climi. Si tratta dell�asteracea Senecio inaequidens che riesce a vegetare in scarpate e greti fluviali dando il meglio di sé in ambienti poveri
come bordi stradali e massicciate ferroviarie. Come tutti i Senecio ha fiori gialli simili a tante altre asteracee nostrane.
Fiori di Senecione sudafricano.
Fiori di Senecione sudafricano.
Nelle salde consolidate, ambienti piuttosto magri e aridi, si trovano piccole praterie di Artemisia alba,
pianta con fiori molto piccoli in capolini di circa 3 mm di diametro distribuiti in una lunga infiorescenza a racemo unilaterale, che solo
da molto vicino rivelano forme e colori impensati.
I piccolissimi fiori di Artemisia alba.
Ai bordi dei sentieri si trova Verbascum blattaria, molto più
piccolo del congenere tasso barbasso. Quasi tutte le piante appartenenti a questo genere hanno fiori gialli che visti da vicino rivelano strutture
degli stami molto elaborate. Inoltre alcune hanno peli glandulosi molto caratteristici che le rendono appiccicose al tatto.
Cima fiorita di Verbascum blattaria.
Particolare del fiore di Verbascum blattaria con le complesse strutture degli stami in evidenza.
Particolare dei boccioli di Verbascum blattaria con glandulosità molto evidente.
Alla fine la mia attenzione è stata attratta da una semplice salvia minore (Salvia verbenaca) che ha i fiori più piccoli della
salvia dei prati, anche se molto simili. Anche qui ho spinto un po� sull�ingrandimento per mettere in evidenza la struttura del fiore
(pistillo a leva sporgente e stami più interni che mettono in evidenza il polline maturo) fatta per evitare l�autoimpollinazione.
Fiore di Salvia minore (Salvia verbenaca).
La spedizione macrofotografica è terminata all'ora di pranzo, ma mi piace concludere questo report con un'immagine di tramonto scattata qualche giorno prima.
Ah, dimenticavo: ho ritrovato anche la cuffia appesa ad un rovo.
Tutte le foto sono state scattate a Felegara nel Parco Regionale del Taro nei giorni 12 e 16 novembre 2009.
Ringrazio Luigi Ghillani per la consulenza botanica.
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