Qualche giorno dopo ferragosto, nel tardo pomeriggio, ho deciso di fare un giro in bicicletta fino a Giarola. Anche se non avevo particolari progetti
fotografici, vista la stagione, ho portato con me nella custodia a spalla la fotocamera attrezzata solo con il 100 mm macro per sfruttare l'eventuale incontro con
qualche farfalla o libellula. In effetti lungo la carraia che una volta consentiva l'accesso ad un'area attrezzata sono riuscito a fotografare questo
Onychogomphus forcipatus tra le foglie di una gaggía.
Onychogomphus forcipatus
L'area attrezzata si trovava sul piano di campagna nella zona dove un tempo, quando lì c'era un pioppeto, come Associazioni ambientaliste avevamo
organizzato un paio di feste campestri per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'opportunità dell'istituzione del Parco del Taro. La prima festa fu organizzata
nel settembre 1976 all'interno di una serie di manifestazioni denominata "La Settimana del Taro".
Manifesto della Settimana del Taro (settembre 1976)
Ora l'area attrezzata non esiste più, portata via dalle piene che in anni recenti hanno eroso in diversi punti le rive del fiume. La carraia termina con un
salto nel vuoto verso il greto di alcuni metri, preceduta da una catena che vieta l'accesso ed un avviso di pericolo.
Dall'alto del piano di campagna la vista spazia sul fiume il cui ramo principale ora scorre a ridosso della scarpata, dove negli ultimi anni si è insediata una numerosa colonia di gruccioni che ha trovato un ambiente
ideale per nidificare.
Sono rimasto sorpreso nel vedere in mezzo al corso d'acqua verso Nord le sagome di alcuni grossi uccelli dal piumaggio bianco con collo e lungo becco ricurvo neri.
Avevo sentito parlare negli ultimi anni di avvistamenti di Ibis sacri, ma nel vedermeli davanti non credevo ai miei occhi.
La forte emozione si è trasformata subito in sconforto quando, prendendo in mano la fotocamera, mi sono reso conto che con il 100 mm avrei potuto documentare l'avvistamento solo con immagini dove gli ibis risultavano
piccoli e lontani, come si vede dall'unica immagine che ho scattato con quell'obiettivo.
(Fate passare il mouse sulle voci sotto la foto)
Pensavo proprio di aver perso un'occasione unica, ma dopo averli osservati per qualche minuto, constatando la loro tranquillità ho preso la decisione di fare una
pedalata veloce fino a casa per montare un teleobiettivo più potente. Pedalando a tutta birra sono andato e tornato in 20 minuti esatti!
Per fortuna gli ibis erano ancora lì e si erano perfino avvicinati al punto di osservazione.
Due si sono avvicinati ad un cormorano che si stava asciugando le ali su un sasso per niente preoccupato.
Poi il cormorano, insospettito forse da qualche mio movimento tra i cespugli della riva, è volato via...
... mentre gli ibis si sono rivolti al loro compagno, quasi ad invitarlo ad unirsi a loro.
L'Ibis sacro è un uccello simile per dimensioni alla nostra Garzetta e come questa legato agli ambienti acquatici. Il piumaggio è bianco ad eccezione di alcune penne
nere sul dorso, nero che compare anche sul bordo alare in volo. Nero è anche il collo nudo e il lungo becco arquato che utilizza per cacciare anfibi e pesci, ma anche
molluschi e altri invertebrati. All'occasione, da buon opportunista, si nutre anche di carogne. Visto da vicino direi che il suo fascino è legato più alla sua
esoticità e alla sua storia "egizia" che all'eleganza.
Il nome scientifico dell'ibis sacro, oltre alla sua zona d'origine, richiama, come del resto il nome italiano, il fatto di essere legato al culto degli antichi Egizi, che
lo tenevano in grande considerazione poiché rappresentava il dio Thot. Infatti Threskiornis aethiopicus (dal greco thréskia = pratiche religiose
ed órnis = uccello) significa letteralmente "uccello dell'Etiopia legato a pratiche religiose". Attualmente vive nell'Africa subsahariana e in Iraq, mentre è da tempo estinto in Egitto.
Tornando al mio racconto, le sorprese non sono finite perché il gruppo è risultato composto non da tre, come inizialmente mi sembrava, ma da cinque
esemplari che continuavano tranquillamente a cercare cibo nel fiume.
A questo punto la mia eccitazione era al massimo, oltre che per l'emozione dell'incontro con questa specie mai vista prima, anche per il servizio fotografico che prometteva
davvero ottimi risultati date le buone condizioni di ripresa.
Intanto gli Ibis hanno cominciato spostarsi...
... prima lentamente, camminando sui sassi del greto.
Infine, ritenendosi soddisfatti della loro escursione pedemontana, hanno preso il volo verso la pianura da cui probabilmente provenivano, come ho scoperto al mio ritorno a casa.
Infatti, sull'onda dell'entusiasmo, ho subito scaricato le foto inviandole ad alcuni amici che però, pur complimentandosi per le immagini, mi hanno tutti
segnalato che la specie è ormai considerata specie esotica invasiva e dannosa da tenere sotto controllo in quanto ha un forte impatto sulla fauna autoctona.
Sono andato a verificare su internet e purtroppo ho trovato numerosi articoli di conferma. Così dall'entusiasmo sono passato alla delusione, visto
che ancora una volta è stata l'attività dell'uomo a mettere in pericolo l'equilibrio del nostro ambiente.
A questo punto saluto con una punta di amarezza il volo degli Ibis sacri, sperando di non incontrarli di nuovo.
(Le foto sono state scattate a Giarola il 18/08/2022.)
Per chi volesse approfondire la conoscenza di questa specie e delle sue vicissitudini legate anche alla civiltà egizia, consiglio
questa pagina di Wikipedia.
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