Ormai è diventata esperienza comune osservare gruppi anche molto numerosi di Aironi guardabuoi nei campi in campagna. Sembrano particolarmente attratti
dalle lavorazioni che vengono effettuate dagli agricoltori, in particolare il taglio dell'erba e l'aratura.
Sembra che abbiano una specie di radar che li avvisa non appena un contadino comincia a sfalciare un prato o ad arare. In questo caso sono arrivati nei
campi prospicenti il mio balcone dopo che il trattore aveva fatto solo un paio di giri avanti e indietro.
Si avvicinano moltissimo alla macchina che sta operando senza nessuna paura a rischio anche di essere travolti come si vede in queste immagini.
Esplorano con frenesia il terreno appena rivoltato dai vomeri sia davanti che dietro l'aratro. Sembra proprio una festa con tanto di svolazzi intorno al trattore in azione.
In effetti è proprio un banchetto a spese dei piccoli animali che vivono nel primo strato di terreno e che vedono il loro habitat stravolto dai vomeri.
Per i topi selvatici ( Apodemus sp.) questa festa si trasforma in una vera e propria danza macabra, come si vede dalla sequenza di una cattura che ho potuto documentare grazie al mio
privilegiato punto di osservazione.
L'attenzione dell'Airone guardabuoi è attratta da qualcosa che fugge tra le zolle. Se osservate con attenzione proprio dove punta il suo occhio, ad una ventina di centimetri
dalla punta del becco, potete intravvedere la parte posteriore di un topo selvatico in fuga.
Il topo selvatico con un balzo tenta di sfuggire al predatore.
Il suo estremo tentativo di fuga è messo in evidenza in questo ritaglio della scena precedente.
Ma l'arma segreta dell'Airone sta nel suo lungo collo che, caricato come una molla, scatta proiettando in avanti il becco come un arpione senza lasciare scampo al topo selvatico in fuga.
La preda è catturata ma l'Airone non ha il becco adunco dei rapaci e non riesce a smembrare la preda, deve ingerirla intera, come si dice "in un sol boccone".
Per riuscire a fare questo deve fare una serie di manovre per mettere il boccone nella giusta posizione per potere essere ingoiato "al volo". Tutto questo deve essere fatto tenendo
d'occhio i concorrenti, altri aironi o gli onnipresenti gabbiani, sempre pronti ad approfittare della minima distrazione o errore di manovra.
(Per osservare queste manovre fate scorrere il muose sulle voci sotto la foto. Se state usando uno smartphone o un tablet basta toccare le stesse voci col dito)
Nel fare queste manovre l'Airone usa solamente il becco e quindi deve lanciare e riprendere la preda al volo col rischio di perderla o di essere derubato
dai concorrenti sempre in agguato.
Questo ritaglio anche se un po' sgranato mette in evidenza queste manovre da giocoliere.
Purtroppo il protagonista di questa cattura alla fine ha deciso che era meglio andare in un posto più tranquillo per ingoiare la preda alzandosi in volo e lasciandomi
senza finale.
Ho pensato allora di concludere con una foto di un altro Airone che sembra mettersi in posa per una foto ricordo, pavoneggiandosi con la preda catturata (in questo caso un'Arvicola),
alla maniera dei cacciatori al termine di un safari.
(Dopo la pubblicazione del report gli esperti Franca Zanichelli e Franco Aceto mi hanno segnalato che la preda non era un'Arvicola, come da me inizialmente indicato,
ma un topo selvatico, con molta probabilità Apodemus sylvaticus. Poiché in zona è presente anche il topo selvatico dal collo giallo, Apodemus flavicollis,
non essendo osservabili chiaramente nelle foto i particolari diagnostici, non è possibile determinare con certezza a quale delle due specie appartiene l'esemplare ripreso
nella sequenza.)
(Tutte le foto, tranne l'ultima, sono state scattate il 22 agosto 2019 con Canon EOS 5DII e EF100-400mm f/4.5-5.6L IS II)
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