Ogni stagione ha il suo fascino, ma l'autunno dal punto di vista fotografico occupa il primo posto sul podio. Si assiste ad una esplosione di colori, dal giallo all'arancio, al rosso, al bruno,
passando attraverso infinite tonalità e sfumature che irrompono nella monotonia del verde estivo mettendo in risalto la biodiversità presente nella vegetazione, sia a livello arboreo che arbustivo.
Anche da lontano, senza osservare particolari come la forma delle foglie, si riconoscono molte essenze diverse semplicemente dal colore che assumono. E' come se la natura mettesse in opera uno spettacolo
pirotecnico prima di entrare nel grigiore del riposo invernale.
Ogni paesaggio, dalla pianura alla montagna, si arricchisce di colori diventando un soggetto ideale da riprendere, tanto che fotografare il fogliame è diventato un vero e proprio genere fotografico che,
con termine mutuato dall'inglese, viene chiamato fotografia di foliage cui è dedicata una galleria anche in questo sito.
Risalendo una qualsiasi delle nostre valli lo spettacolo è assicurato.
Quest'anno mi sono concesso due escursioni in Val Baganza, ad una settimana di distanza l'una dall'altra, per fotografare i colori autunnali che erano particolarmente accesi.
Questo report è un racconto per immagini di quanto osservato.
(Tutte le foto sono state scattate lungo la Val Baganza tra Sala Baganza e Chiastre di Ravarano il 24 ottobre e il 6 novembre 2021)
Lungo il percorso che costeggia il fiume in riva sinistra nella zona di Castellaro, dove strutture produttive si inframmezzano ai campi coltivati, emerge il giallo di questo noce.
Al bordo della strada alcune annose viti, rimaste ancora a testimoniare la vita contadina di un tempo, attirano l'attenzione con le loro anacronistiche forme ravvivate dai colori accesi.
Su alcuni versanti ripidi delle colline che incombono sul fondovalle è presente una fitta e varia vegetazione arbustiva, stadio premonitore del bosco che verrà.
Dall'altro lato della strada verso il fiume i pioppi del bosco ripariale accendono i loro colori.
Piccoli appezzamenti a vigna compaiono qua e là sulle pendici delle colline.
I campi coltivati sulle colline argillose, che più in alto sono rotte dalle zone franose a calanchi, sono ancora inframmezzati da siepi e zone alberate.
L'abitato di San Vitale Baganza a nord ci accoglie con una zona alberata dove spiccano pioppi e salici, mentre sulle pendici soleggiate emerge il giallo dei vigneti.
Il lato sud dell'antico borgo di San Vitale Baganza.
Siamo in zona DOP per la produzione dei Vini dei Colli di Parma.
Passato il ponte di Marzolara la valle si stringe e i versanti dei monti incombono sul fiume. Le zone coltivate si riducono e il bosco misto domina incontrastato.
Pioppi, aceri, ornielli, carpini, cerri evidenziano con la varietà dei loro colori autunnali la biodiversità presente in questi ambienti
Il giallo di un pioppo risalta nel verde di questo scorcio di bosco deve stanno crescendo dei pini.
Nella media Val Baganza sono presenti diverse stazioni di Pino silvestre, come questa sulle pendici del Monte Sporno. È facile individuarle quando il bosco in autunno cambia colore.
Oltre il paese di Calestano, il Baganza si incunea tra le pendici scoscese del Monte Castello a SE e del monte Croce a NO.
Quando lo spazio lo permette si formano zone arbustive colonizzate soprattutto da pioppi e salici, quasi piccole oasi tra le ghiaie del greto.
Nelle pareti scoscese emerge la struttura geologica stratificata (flysch) di questi monti.
La geologia in Val Baganza dà spettacolo.
Anche su questi strati rocciosi crescono in posizioni impossibili gli ornielli che si colorano in autunno dal giallo al viola.
A volte le pendici seguono la pendenza degli strati diventando come uno scivolo fino al greto (flysch deriva da una voce dialettale della Svizzera tedesca che significa "china scivolosa").
Nelle fessure, anche in assenza di terreno, crescono arbusti ed alberelli.
Altre volte gli strati affiorano orizzontalmente e le fessure tra uno strato e l'altro ospitano anche annosi cerri contorti come bonsai sagomati dalle avversità naturali.
Un bel noce annuncia il bivio che porta a Tavolana dove, sfruttando le acque del Rio del Magnano, sul pianoro presso il fiume, è stato creato un laghetto da pesca.
La settimana successiva il noce si presentava completamente spoglio in veste invernale.
Appena più avanti, risalendo verso Vigolone, poco oltre il gruppo di case di Linara, nel bosco misto si incontrano i primi faggi ad una quota piuttosto bassa (700 m)
Sugli strati di roccia che si costeggiano sia nella zona di Armorano, sia oltre l'abitato di Ravarano, girando intorno al monte ove sorge il castello a guardia della valle,
l'occhio è attratto dalla vivacità del rosso assunto dal fogliame dell'Oppio (Acer opalus) che spicca sulle tonalità violacee dell'Orniello (Fraxinus ornus).
testo
(Acer opalus)
E pensare che fino a qualche giorno prima queste foglie di Acer opalus erano di un bel verde.
Anche i più piccoli si colorano intensamente arricchendo di una nota di colore le rocce su cui crescono.
Orniello in viola.
Orniello in giallo.
Non esistono posti impossibili per crescere.
Le macchie di colore mettono in evidenza quanto è vario il bosco che ricopre questi versanti consentendoci quasi di fare un censimento delle presenze arboree.
Un giallo oro brillante annuncia la presenza di un altro interessante colonizzatore di questi ambienti rocciosi calcarei, il Sorbo montano (Sorbus aria)
Le sue foglie, lucide nella pagina superiore, passano dal verde al giallo...
... per poi diventare di un bruno brillante prima di cadere.
Sui pendii aridi e soleggiati anche le erbe pioniere si danno da fare per rendere l'ambiente più colorato (Achnatherum calamagrostis).
Superato l'abitato di Chiastre, paese degli scalpellini, il paesaggio è caratterizzato dai Salti del Diavolo, affioramento verticale di una formazione sedimentaria di età cretacica
che attraversa trasversalmente la Val Baganza giungendo sull'altro versante fino a Cassio. Questi i colori di fine ottobre...
... mentre così si presentava i primi di novembre.
Questa roccia che spicca tra le altre per la sua forma viene chiamata Dente del Gigante. Ecco come lo si vede dalla Costa Alta sullo sfondo del Monte Scaletta.
Così invece appare dal Molino di Chiastre, stagliato contro il cielo.
Incredibile vedere come anche su questa roccia siano riusciti a crescere piccoli alberelli, forse rinsecchiti dalla siccità di quest'anno.
A ridosso di questo affioramento crescono anche i faggi, evidenziati dalla loro tipica struttura e colorazione autunnale ...
... occupando spazi in posizioni incredibili ...
... come messo in risalto da questo particolare della foto precedente.
Nei versanti più ombrosi i carpini non hanno ancora cominciato a colorarsi e offrono ancora macchie di verde che contribuiscono a mettere in risalto le altre essenze.
Al ritorno gli ultimi raggi di sole lambiscono le cime dei pioppi offrendo lo spunto per un'ultimo sguardo al fiume ...
... che, ancora in secca, allarga il suo alveo verso la pianura.
Arrivederci al prossimo autunno.
(Tutte le foto sono state scattate lungo la Val Baganza tra Sala Baganza e Chiastre di Ravarano il 24 ottobre e il 6 novembre 2021)
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