I protagonisti di questa storia sono due: la capinera e il ligustro.
L'azione si svolge nel mio giardino dove un Ligustrum lucidum, pianta originaria della Cina meridionale e da noi utilizzata come
arbusto ornamentale, è cresciuto fino a diventare un alberello alto più di 5 m. Si tratta di una Oleacea sempreverde che dopo una copiosa
fioritura ha prodotto una grande quantità di bacche che maturano in grappoli radi all'apice dei rami. Mentre la maggior parte dei cespugli
nostrani ha già perso le bacche, il ligustro lucido ai primi di marzo è stracolmo di frutti neri perfettamente maturi.
La capinera (Sylvia atricapilla) è una delle silvie europee più diffuse e comuni: è parzialmente migratrice e le popolazioni dell'Europa
continentale svernano nei paesi mediterranei. Come dice il nome (Linneo prese il nome del genere dal portoghese silva = rovo, data l'abitudine
di questo gruppo di uccelli di frequentare e nidificare nei bassi cespuglieti) ha un carattere schivo e difficilmente si mette in mostra,
come esemplificato dalla foto che segue.
Le capinere si nutrono normalmente di insetti che catturano tra i rami, ma quando gli insetti scarseggiano vanno alla ricerca
di bacche. Agli occhi di un gruppo di capinere, probabilmente impegnate nel viaggio di ritorno verso i luoghi di nidificazione, il ligustro del
mio giardino è diventato una specie di albero della cuccagna da sfruttare per fare una bella scorta di energie. Sta di fatto che almeno
una decina di capinere hanno vissuto per una decina di giorni intorno al ligustro, senza mai allontanarsi troppo dalla provvidenziale fonte di cibo.
Nel gruppo erano presenti sia maschi che femmine.
I primi sono riconoscibili per il colore nero delle piume del capo (atricapilla = dal capo nero) e hanno la tonalità generale del piumaggio
tendente al grigio cenere.
Le femmine invece presentano una colorazione del capo rosso-bruna ed una tonalità generale del piumaggio più brunastra.
Il maschio di capinera nel periodo riproduttivo ha un
canto molto variabile, pieno di gorgheggi, tanto da venir soprannominato usignolo delle Canarie. In questo periodo però non ho sentito questi
canti ma solo richiami e suoni d'allarme. Molto spesso le capinere si rincorrevano andando su alberi vicini, per poi ritornare richiamati
dall'abbondante banchetto. In effetti altre volte avevo osservato come la capinera fosse molto aggressiva anche verso cince, fringuelli,
codibugnoli che osavano avvicinarsi alla mangiatoia che avevo approntato in inverno.
Evidentemente l'abbondanza di cibo ha contribuito in questo caso a calmare gli animi, tanto che ho potuto inquadrare perfino tre individui nello stesso fotogramma.
Ecco una femmina che sbuca tra le foglie osservando le poche bacche rimaste nella parte bassa del cespuglio...
... mentre quest'altra è costretta a fare acrobazie per andare a cogliere le bacche rimaste verso l'apice del grappolo.
Un'altra femmina punta i neri bocconcini...
... svolazza ...
... e finalmente riesce a cogliere il premio di tanti sforzi.
Anche questo maschio è riuscito nell'intento e può ingollarsi una bella bacca matura.
Dopo quasi un mese le bacche sono finite, in parte nel gozzo delle capinere, in parte cadute con la pioggia, con la neve e con il vento.
Chissà se anche il prossimo anno le capinere si ricorderanno del ligustro nel mio giardino e torneranno a farmi compagnia in attesa che giunga la primavera.
(foto scattate dal 15 febbraio al 11 marzo 2015)
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