Visto così sembra uno dei tanti tulipani che fioriscono nei giardini, magari un giardino poco curato visto l'erba che spunta ovunque e raggiunge l'altezza del fiore.
Già questa inquadratura fa capire che proprio di un giardino non si tratta perchè il contorno non è quello dei fiori normalmente coltivati a scopo ornamentale.
In effetti questo tulipano ha una storia molto lunga, e nemmeno tanto chiara, da raccontare. La specie è probabilmente originaria dell'Asia
occidentale ed è coltivata e naturalizzata nell'Europa centro-meridionale.
Nel lontano 1977 è stata inclusa nella legge regionale a tutela della flora dell'Emilia Romagna col nome di Tulipa oculus-solis e figurava in tutti i cartelloni e le pubblicazioni che
la regione distribuiva per far conoscere alla gente le specie protette e che quindi non potevano essere raccolte.
Con quel nome ho imparato a conoscerlo quando ho frequentato i corsi per diventare guardia ecologica.
Con quel nome ho mostrato diapositive a generazioni di ragazzini, e a volte ai loro genitori, cercando di sensibilizzare al rispetto della
natura e alla tutela della biodiversità, arrabbiandomi come un matto quando qualche alunno arrivava a scuola portandone un bel mazzo (non erano
i tempi di Cuore, ma accadeva ancora...). Gli alunni in genere si giustificavano dicendo che non avevano fatto niente di male, che non erano
entrati come vandali in qualche giardino e che quei fiori sbocciavano in abbondanza in mezzo ad un prato.
E così ho scoperto che in un paese vicino al mio, su di un versante della collina, succedeva proprio questo, da tempo immemorabile, e per fortuna succede
ancora, come potete vedere dalle foto che seguono.
La fioritura che può variare da marzo ad aprile, secondo l'andamento stagionale, è contemporanea a quella di diversi fiori gialli
come quelle del genere Crepis e Sinapis che offrono uno sfondo contrastante con il rosso vivo di questi fiori.
Molto probabilmente su questa collina la specie era stata coltivata e si è naturalizzata in epoche in cui l'agricoltura seguiva
ritmi più blandi e utilizzava sistemi meno drastici. Ora resiste ancora nonostante le arature sempre più frequenti e le pratiche monocolturali.
Fino a qualche anno fa questo tulipano fioriva abbondantemente sia sul versante orientale che su quello occidentale del
terrazzamento in destra orografica del Taro. Nel versante est c'erano alcuni filari di viti che recentemente sono state cavate per lasciar posto
ad un esteso seminativo e quest'anno di quelle fiamme rosse che rallegravano la collina che vedete qui sotto (2007) c'era solo qualche
sparuto esemplare. Vedremo il prossimo anno.
Nel frattempo anche i botanici si son dati da fare per complicare un po' la sua storia. Il suo nome che evocava il sole è stato
cambiato in Tulipa agenensis e come tale lo si trova nella Checklist della flora italiana.
Molti esemplari hanno una evidente riga gialla che percorre i tre tepali più corti e che li differenzia da altri tulipani simili.
In base a questa caratteristica è emerso che le popolazioni come quella di cui vi sto parlando appartengono ad altra specie definita come Tulipa
praecox o Tulipa raddii.
Guardando la parte interna del fiore si capisce il perchè del primo nome che gli era stato dato "oculus solis".
La forma del pistillo suggerisce ben altra idea che non penso abbia bisogno di suggerimenti...
Ignaro di tutte queste discussioni botaniche che lo riguardano, il tulipano continua ad ogni primavera ad accendere con le sue
fiamme rosse la collina che domina il paese.
Qualcuno lo rispetta e gode di questo spettacolo che gratuitamente la natura ci offre, più o meno abbondante, ad ogni primavera.
Qualcuno lo osserva con l'occhio esperto del botanico cercando di cogliere le caratteristiche tipiche della specie. Qualcuno, come il
sottoscritto, lo fotografa, quando può, da una vita e tifa per lui, anche se ogni volta trova sempre qualcuno che, per un malinteso amore per la
natura, ne coglie grandi mazzi pensando di fare una cosa giusta, o, peggio, cava qualche bulbo da piantare in giardino.
Ma le sorprese della collina dei tulipani non sono finite: basta cambiare campo e si cambia colore. Appare il giallo oro del Tulipa
sylvestris, un tulipano selvatico e nostrano, più ruspante e meno appariscente...ma questa è un'altra storia.
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